Baglione da San Miniato capitano
del popolo a Cortona nel 1297-98

Nel medioevo il ‘popolo’, inteso come insieme di organizzazioni mercantili e di artigiani rionali o cittadine, ebbe il suo rappresentante in un ‘capitano’ che si collocò stabilmente al fianco del podestà e in generale assolse ad atti di ordinaria amministrazione.
Tale figura ebbe anche il nome priore e con tale appellativo è ricordato nel 1297 da ser Giovanni di Boninsegna da Volterra nell’insieme cospicuo delle copie degli atti da lui rogati tra due e trecento.
Il notaio allora era in servizio del comune di Fabriano nelle Marche, in un ufficio ignoto, e in una veste nella quale si occupò, indirettamente, dell’elezione del priore-capitano del popolo di Cortona.
Era avvenuto infatti – si legge nella copia – che Nicola di Biondo nunzio e sindaco di Cortona, nominato tale con pubblico strumento rogato da ser Bonaventura del fu Brittaldo, in presenza di ser Meo di Giovanni, un altro notaio, giungesse a Fabriano e si accreditasse al “viro probo et provido domino Balleoni Ruffi Ballionis” – al provvido e probo uomo signor Baglione di Ruffo di Baglione – giudice da San Miniato, lì dimorante, e gli recasse “licteras” – delle lettere – con il sigillo del comune e popolo di Cortona datate 5 ottobre 1297.

Le missive iniziavano con:
“Viro multe nobilitatis et sapientis titulis insignito domino Ballione iudici de Sancto Miniato iurisperito. Civea de Montebono potestas, Francischus domini Iohannis de Fulgineo, prior consulum, rectorum et populi, supprior, defensores consilium et comunis Cortone salutem et felici semper prosperitate gaudere”. Cioè:
All’uomo di molta nobiltà e insignito con titoli di saggezza signor Baglione giudice di San Miniato giurisperito. Il podestà Civea da Montebono, Francesco del signor Giovanni da Foligno priore dei consoli, dei rettori e del popolo, il sottopriore e i difensori del consiglio e comune di Cortona, vi salutano e che possiate godere di felice prosperità.

Segue l’informazione che a Cortona si desiderava avere ed eleggere “priorem consulum, rectorum et populi comuni nostri” al quale corrispondere per il servizio un salario di lire trecento di denari correnti in quella città per lui stesso e la cosiddetta famiglia – cioè il seguito –, costituita da un notaio, da quattro berrovieri “petentibus ad arma” – sbirri capaci di usare le armi – e da un cavallo anch’esso “de armis”. Il periodo dell’incarico sarebbe iniziato dalle calende (il primo giorno) di dicembre prossime a venire per i sei mesi seguenti 1298.
Quattro giorni prima le dette calende il neo eletto priore sarebbe dovuto venire con la famiglia a Cortona, e per l’avvento, l’attesa e il ritorno “faciens sumptibus omnibus rischo et fortuna”, faciendo tutte le spese a rischio e fortuna per lui stesso, il cavallo e la famiglia.
Ovvero non avrebbe avuto nessuna scorta cortonese – così comprendiamo anche se non è scritto – attraverso l’Umbria e gli Appennini nel centinaio di chilometri di distanza tra le due città.
Le lettere quindi chiedevano “intima cordium affectione” – con l’affetto più profondo del cuore – di voler ricevere e accettare l’incarico entro tre giorni dal recapito delle lettere, la cui consegna era effettuata a Fabriano il 7 ottobre alla presenza di dom. “Lombardo de Bringnolinis de Esio [Iesi], domino Bindo Sisimondi e domino Morovello domini Ildebrandini” testimoni.
Lo stesso giorno Baglione che – si ricorda a questo punto della copia – era ufficiale e giudice di Fabriano –, accettò l’elezione a priore a “honore et reverentia” di Dio onnipotente, della beata Vergine gloriosa e di San Marco patrono di Cortona. Avrebbe avuto al seguito il suo notaio, quattro berrovieri, il cavallo armato e riscosso il salario di lire 350 di denari correnti a Cortona (aveva contrattato la somma ...). Giurò sui santi vangeli davanti al nunzio e sindaco Niccolò di Biondo, secondo la forma e il tenore delle lettere.
“Quibus sic peractis” – fatto questo, dice la copia – il nunzio e sindaco Nicola a sua volta promise e giurò a Baglione che lo accettava come priore e che sarebbe stato pagato sempre secondo la forma e tenore usati del comune che rappresentava.

Ho letto e riportato in sunto la copia di quest’atto notarile per gli inediti nomi di persona e situazione contenuti e quindi come piccolo contributo alla storia delle due città, non avendo trovato su questi (per ora) nessuna altra notizia.

Paola Ircani Menichini, 6 ottobre 2022.
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